Intimo sconfortante e il toccante racconto del compleanno passato

Come ci insegnano una bella quantità di quadrupedi soggiogati dai poteri forti ai primi minuti del Re Leone, la vita è proprio una giostra che va.

E se dovessi descrivere l’ultimo anno in base a questo acutissimo ragionamento, credo proprio di essere sulle tazze: l’attrazione più inutile del mondo, vagamente nauseante, ma con i posti larghi che quando ti mangi 3 pandori a settimana fanno sempre comodo.

Una simpatica parabola che mi è venuta in mente proprio oggi e in maniera completamente casuale, mentre passeggiavo per il centro commerciale alla ricerca di intimo che non mi costasse quanto uno stallone purosangue bianco latte griffato Gucci.

Capirai, quindi, la mia sorpresa nello scoprire che da Primark con una banconota da dieci, ti porti a casa la lingerie che vedrà questo fidanzato, il prossimo, il futuro marito e l’amante (per non fare un torto a nessuno di loro ho scelto il nero, spero vi piaccia). Un tantinello avvilente è, invece, pensare che 25 anni sia l’età in cui cominci a comprarti le mutande in pacchi formato famiglia, ma d’altronde essere una spettatrice dei programmi di Maria De Filippi non poteva mica rimanere il mio unico difetto.

Tra le tonnellate di novità dell’ultima settimana (saprai meglio di me, amico quarantenato, la quantità di cose travolgenti che possono accadere in 7 giorni tra le mura di casa e in pigiama) ammetto una ripresa in meglio del mio umore.

E infatti dopo un periodo di risvegli accigliati come Melania Trump, finalmente ho ritrovato la gioia di vivere. Gioia che è stata brevemente intaccata solo ieri, quando dovendo recuperare un pacchetto al pianoterra, ho deciso di affrontare quattro piani di scale nella versione più giullaresca possibile e nel farlo ho incrociato tutti i vicini, un biondo, un poliziotto e Chiara Ferragni in diretta su Instagram.

Ma, come si dice quando si ha l’impressione di essersi rovinati la vita ma non lo si vuole ammettere ad alta voce, eh vabbè!

Anche perché ora che ho cominciato un programma sportivo per scolpire la pellaccia, sono sicura che quando uscirò di casa tra un otto mesi, tutti potranno rimpiazzare l’immagine di una me con la cuffietta e le calzine spaiate, con quella di una me attraente dal collo in giù e il sorriso (con quella punta di arroganza che piace ai lettori di 50 sfumature) di chi a quel punto avrà una laurea.

Certo, su questo ultimo non ci metterei la mano sul fuoco o se proprio devo magari la sinistra che, nel mio caso, è pressocché accessoria. Lo metto in chiaro solo perché, dopo circa due mesi, ho solo rinominato il file da “Dok1.docx” a “Tesi.docx” e quindi non vorrei che nessuno si stupisse se il giorno della mia laurea dovesse magicamente coincidere con quello della mia pensione.

Ma tornando ad argomenti allegri, fra 14 giorni è il mio compleanno! Sono veramente euforica! Devo solo ancora decidere se passarlo accasciata su una superficie morbida o accasciata sul parquet in linoleum come punizione per non aver concluso niente di concreto neanche quest’anno.

Già tremo come un chihuahua su di giri al solo pensiero.

Che poi, attraente amico mio, quest’anno mi va di lusso che c’è una sottospecie di quarantena (dico sottospecie perché ti ricordo che ubico in Germania, quindi non mi mandare i caramba dopo questa affermazione), senno dovrei pure fronteggiare l’ansia sociale del non avere nessuno con cui festeggiare. Infatti in quattro anni ho conosciuto circa otto persone, due delle quali le frequento ancora ma con le pinze, una è espatriata (e, aggiungo, grazie a Dio), un’altra è entrata e uscita dalla mia vita come una puzza fatta in un pullman affollato, una era falsa come la voce problem solving sul mio curriculum e con le ultime due è finita quasi a mani metaforiche in faccia.

E poi, fratellí, dei tentativi di celebrarmi in passato li ho fatti. Ricordo con dolorosa lucidità l’anno di erasmus in cui, sempre in occasione della mia rispettabile nascita, ho invitato una decina di persone a festeggiare con me. E lì le cose sono state due: o i miei dieci best friends per farmi una sorpresa hanno deciso di nascondersi in una stanza tutti insieme e sono tragicamente deceduti per una fuga di gas, oppure nessuno si è presentato.

Da quel pomeriggio ogni volta che organizzo un’uscita tengo sempre d’occhio i necrologi giusto per essere sicura che il mio accompagnatore non sia morto male nel frattempo.

E già ti vedo, carinissimo amico mentre sciabatti verso la finestra, strappi a morsi i fogli A4 su cui hai disegnato arcobaleni la quarantena scorsa e, con la furia di chi non ha ancora capito come togliere la pubblicità da youtube (vedi la sottoscritta), mi urli che non faccio pena a nessuno.

E a questo proposito non solo ti annuncio che, no, non ho intenzione di commuovere chicchessia, ma ti diro di più! Il fatto che io parli del mio compleanno con due settimane di anticipo, non è perché spero che qualcuno mi faccia gli auguri o che mi dica sciocchezze tipo “vai Morgana sei grande” o ancora “mamma mia ma quegli squat danno proprio i risultati sperati” o, perché no, “vorrei che mia figlia avesse preso più da te e meno da suo padre” (se sei un padre puoi usare la stessa formula ma ricorda di sostituire la tua figura genitoriale a quella della tua o del tuo consorte.). Quindi smettila con le tue sciocche illazioni e comincia ad accordare il violino più piccolo del mondo.

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